Scesi dal Dente del Gigante passiamo dal Rifugio Torino per vedere se hanno posto per dormire e qualche informazione in più sulle Diable.
Fortunatamente ci sono ancora dei letti liberi al vecchio rifugio e sfortunatamente non sanno dirci nulla in merito alle Diable.
Con Nicola ci guardiamo e non ci pensiamo due volte, fuori il bancomat e paghiamo subito i posti per dormire.
Prendiamo la funivia e torniamo al furgone per recuperare tutto il materiale che ci sarebbe servito per provare a scalare le Diable.
Alle 15.30 ci ripresentiamo alla biglietteria della SkyWay e la ragazza alla cassa, riconoscendoci ci guarda un po male, ma le spieghiamo che dobbiamo cogliere un occasione al volo e dobbiamo tornare sul ghiacciaio.
Non sappiamo in realtà come troveremo la cresta, ma abbiamo sensazioni positive che ci fanno ben sperare.
Alle 2.00 facciamo colazione e partiamo.
Il rigelo non è perfetto, si cammina bene solo sulle tracce. Passiamo sotto la Tour Ronde e puntiamo al ghiacciaio che entra verso il canale di accesso delle Diable.
Sul canale ci sono vecchie tracce e la neve porta molto bene.
Passiamo la terminale, e poi saliamo veloci fino alla sella da dove parte una sottile cresta di neve che porta alla prima punta da scalare.
Ci leghiamo e una volta sotto il Corne du Diable iniziamo a ingaggiarci seriamente.
È ancora scuro e tira un po di vento, senza guanti si gela e in poco si perde la sensibilità.
Per fortuna con un solo tiro si è in vetta e il primo 4000 è fatto.
Una doppia e si torna al punto di partenza dove si attacca la seconda punta.
Mentre scalo su una roccia fantastica, il sole inizia ad accarezzarmi il viso. Il cielo si colora di arancio e il conforto di quel tepore mi rasserena l’anima.
È un momento bello, semplicemente bello.
Recupero Nicola e sorridiamo insieme a questa nuova giornata di grande alpinismo, siamo sul secondo 4000 Pointe Chaubert e tutto è perfetto.
Tre doppie e arriviamo alla sella che conduce alla terza punta, sulle vecchie tracce, nonostante la neve riusciamo a camminare anche senza ramponi.
Pointe Mediane ci regala 3 tiri bellissimi. Fessure e lame permettono una scalata elegante e degli ottimi punti per le protezioni veloci.
Sospesi sopra l’ abisso arriviamo sulla cima del terzo 4000 e con una doppia raggiungiamo l’attacco della quarta punta, punta Carmen.
Tre tiri non facili ci portano in cima da dove un paio di vertiginose calate portano alla sella che si estende fino all’Isolè.
Dobbiamo procedere con altre due doppie, una quasi orizzontale e un altra improvvisata per scendere in un canale nevoso in modo da aggirare un insidiosa placchetta di roccia coperta di neve.
Siamo sotto l’Isolè, depositiamo gli zaini, calzo le scarpette e inizio a scalare il tiro difficile.
Un passaggio quasi strapiombante, ma ben proteggibile mette un po di brio al tiro.
Ho trovato 3 chiodi ed è stato molto utile il Camelot n.2 (giallo) per proteggere l’uscita dalla sezione più impegnativa.
Con una seconda lunghezza anche la quinta cima è raggiunta.
Due doppie e siamo alla selletta dove abbiamo gli zaini. Fondamentale la corda da 60m, con alcune doppie la si usa tutta.
Ripartiamo verso il Mont Blanc de Tacul.
Una sezione di misto con neve marcissima ci impegna per un oretta, un po prima di mezzogiorno siamo sul Tacul, la sesta vetta di 4000 metri!!!
Felici, stanchi ma non troppo, ma soprattutto soddisfatti iniziamo la discesa.
Arrivati all’altezza del Rifugio Cosmiques si inizia a sprofondare nella neve marcia.
Il ritorno verso il Rifugio Torino è alienante, ma passo dopo passo, sotto un potente sol leone riusciamo a raggiungere suolo italiano.
Poco dopo le 14 siamo in funivia, abbiamo calato l’asso sfruttando al meglio le condizioni meteo che ci si presentavano.
La libertà di poter scegliere è fondamentale.
Pingback: DENT BLANCHE - Il profilo della montagna perfetta - Gabriel Perenzoni