Si erge come una piramide nel cielo.
Isolata tra i ghiacciai, maestosa nelle sue forme, con quattro creste rocciose che raggiungono la vetta dove si innalza una croce magnifica, ornata con corda e piccozza…
La Dent Blanche e i paesaggi che la circondano hanno un fascino particolare e riescono a trasmettere una potente energia positiva.
Ma partiamo da capo.
Scalata la stupenda cresta dei Diable sul Monte Bianco torniamo a Courmayeur.
Le previsioni meteo confermano il tempo bello e stabile, ma il grosso problema è il caldo. L’isoterma oscilla tra i 4300m e i 4600m, una follia!
Il passaggio dell’inverno all’estate, su queste montagne è stato troppo repentino.
La tanta neve di maggio non ha avuto tempo di trasformarsi con successivi cicli di gelo e disgelo ed ora ci troviamo a camminare in tanta neve profonda, marcia e bagnata che di notte non riesce a rigelare.
Non possiamo andare ad affrontare i ripidi canali della Verte, Rouches, Jarden e Droite, sarebbe un suicidio…
Controlliamo le cartine e le relazioni, e decidiamo di azzardare la scalata della Dent Blanche lungo la rocciosa Cresta Sud.
Mentre risaliamo la Val D’Herens per arrivare al parcheggio, notiamo che il fianco ovest della montagna, dove passa il sentiero che porta alla Cabane de Dent Blanche è ancora innevato.
Decidiamo, nonostante il lungo portage, di caricarci anche gli sci sullo zaino, in modo da salire fino alla Cabane dignitosamente, senza arrancare nella neve fradicia.
Il rifugio non è ancora gestito, ma è aperto ed offre tutti i comfort necessari per un ottima nottata.
C’è la stufa a legna e anche un po di legna (non scontato a 3500m), luce elettrica e una meravigliosa vista sul ghiacciaio D’Herens.
Ci svegliamo alle 2.30 per cercare di sfruttare al massimo la notte e uno sperato rigelo.
Il cielo al nostro risveglio è stellato, senza luna la notte è scura e solo la luce dei frontali può illuminare la via.
Risaliamo le rocce dietro al rifugio fino alla cresta nevosa. Siamo fortunati, la neve porta molto bene e si cammina veloce.
Voliamo verso la lunga parte rocciosa che scorre tra i vari gendarmi di roccia che caratterizzano la cresta sud.
Le rocce sono pulite, non c’è verglas e i graffi dei ramponi sugli appigli sono ben visibili.
Riusciamo a vedere molto bene dove passa la via migliore, percorriamo il lungo traverso sotto il Gran Gendarme e risaliamo il canale di neve e ghiaccio che ci riporta sull’orlo di cresta.
La parte finale diminuisce di difficoltà e riusciamo quasi a correre, mentre l’alba illumina il Cervino, colora i ghiacciai e ci accarezza dolcemente.
Penso a Gessica, la mia compagna, a quanto le piacerebbe essere qui in questo momento. Mi manca la sua presenza.
Nonostante riusciamo a sentirci tutti i giorni mi piacerebbe averla al mio fianco durante queste ascensioni.
Quando arriviamo in vetta, una croce magnifica ci accoglie.
Illuminata dal sole splende nel cielo con la corda e la piccozza a tracolla. È emozionante, tutto in quel momento è bello…semplicemente bello.
Ci prendiamo qualche minuto per noi e con gli occhi colmi di incantevole bellezza iniziamo una rapida discesa verso il rifugio.
Tutto è perfetto, alle 8.00 del mattino siamo alla Cabane.
Ci prepariamo un po di brodo caldo, che per noi è il ristoro più piacevole dopo ogni ascensione, ci infiliamo gli scarponi da sci e puntiamo verso la Val D’Herens e il nostro furgone.
La neve è ancora dura, quasi una pista.
Purtroppo il piacere dura pochi minuti… togliamo gli sci, calziamo pantaloncini corti e scarponi e scendiamo lungo il bel sentiero che porta a valle.
È ora di pensare alla prossima destinazione: Zermat, Obergabelhorn e Zinalrothorn.
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