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DES ECRINS – Tra beffa e salvezza

Dopo la salita del Dent D’Herens corriamo in Francia prima che scadano le 72 ore di validità del tampone.

Lunedì 24, piove, attendiamo annoiati nel furgone tutta la giornata, sapendo che il giorno seguente il tempo sarà bello.

Il programma è il solito, partenza dal parcheggio a ora improponibile e super scammellata verso gli Ecrins, salita alle 2 vette Barre e Dome e discesa a valle. Tutto d’un fiato.

Partiamo che sono 3.25 del mattino, dal cielo qualche stella ci guarda, mentre la luna si nasconde tra le nuvole.

Saliamo con ritmo veloce, scarpe da ginnastica e sci sullo zaino. Ormai il “portage” e i grandi dislivelli non sono un gran problema…

700m di dislivello e abbiamo già gli sci ai piedi. Risaliamo i ripidi pendii di neve portante che salgono sul Glacier Blanc, mentre il silenzio ci avvolge.

La temperatura è piacevole, le gambe girano bene e tutto sembra andare per il meglio.

Siamo sul Glacier Blanc, una grande distesa di neve pianeggiante, qualche gobba qua e là e arroccato su una roccia, in lontananza, c’è il Rifugio Des Ecrins.

Ci fermiamo a bere del the, il cielo inizia a schiarire e con la luce inizia anche a rinforzare l’aria. Questa non è aria…ma vento!! Raffiche di vento!

Ci risiamo, iniziamo a metterci intorno tutto ciò che abbiamo nello zaino, la temperatura precipita mentre il vento inizia violento ad alzare la neve.

Testa bassa e percorriamo il ghiacciaio. Alle 7.00 siamo alla base degli Ecrins, il pendio è ripido e tormentato da grandi seracchi. Il vento tira forte e crea pericolosi accumuli.

Decidiamo di salire da una valletta laterale per montare di seguito sul pendio principale molto ripido.

Sopra di noi incombe un enorme seracco, ormai abbiamo fatto l’abitudine pure a queste pericolose strutture.

Saliamo veloci, per quanto possibile. Traccia da fare e neve sfuggente sotto le pelli… si scivola di continuo. Siamo sul pendio e ci accingiamo a fare un lungo traverso diagonale.

Alle nostre spalle il BOATO, un crollo gigantesco del seracco trascina verso valle grandi quantità di ghiaccio e un’immensa nube di neve copre la valletta che avevamo salito da poco.

Il ghiaccio e la valanga arrivano fino al Glacier Blanc… bestiale… che culo!

Continuiamo la nostra ascesa un po’ più intimoriti da gli altri seracchi che ci circondano. Cerchiamo di fare la miglior traccia che possiamo, ma non è per nulla facile.

Gli accumuli, il ghiaccio affiorante e i crepacci coperti limitano un po la nostra libertà d’azione.

Arriviamo tra una rafficata e l’altra fin sotto la crepaccia terminale della Barre des Ecrins.

Ora si fa tutto ancora più delicato… pendio molto ripido, tanta tanta neve accumulata, e noi dobbiamo fare un taglio in obliquo sopra ad enormi seracchi.

Se parte il pendio siamo spacciati…

Tratteniamo il respiro e ben distanziati proviamo a percorrere il pendio stando sul margine ipotetico della terminale.

Arriviamo alla Brèche Lory, la sella che divide le 2 cime.

Nella speranza che la tormenta di vento si calmi saliamo la cima nevosa del Dome de Neige 4015m.

Torniamo alla sella e il vento continua a spazzare senza tregua la lunga cresta che porta sulla vetta della Barre des Ecrins.

Riteniamo troppo rischioso avventurarci in quel terreno con quelle condizioni, le rocce sepolte dalla neve sappiamo per esperienza che sono difficili da salire e richiedono tempo e concentrazione.

Sul filo di cresta per giunta è un attimo perdere l’equilibrio a causa di una raffica.

Decidiamo di scendere, decidiamo di star legati se pur distanziati. Parto per il fatidico traverso e sotto i piedi scivola una parte di pendio. Valanga!!!

Per fortuna è piccola e per fortuna si è staccata sotto ai piedi…

Proseguiamo tra ansia e frustrazione, il pendio è interminabile, il vento ha cancellato le tracce del nostro passaggio e quindi dobbiamo stare ancora molto concentrati.

Ci siamo quasi, costeggiamo la valletta invasa dal ghiaccio e neve della valanga del mattino e poi un grande sospiro… siamo sul pianoro del Glacier Blanc.

Forse oggi abbiamo osato troppo, forse abbiamo avuto troppa fortuna… La montagna ci ha parlato e ha lanciato chiari messaggi.

Scendiamo a valle, le Barre des Ecrins possono aspettare.

1 commento su “DES ECRINS – Tra beffa e salvezza”

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