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LES DROITES – JARDINE – ROCHEUSE – VERTE – Il ripido Monte Bianco Francese pt.2

Parte 2

Mentre riposiamo nel caldo bivacco del Couvercle, iniziano ad arrivare altri alpinisti.

Il meteo per venerdì 2 luglio sembra favorevole alle ascensioni e alcune cordate francesi, svizzere e tedesche non perdono tempo e iniziano ad affollare il piccolo locale invernale.

Comincia a mancare l’aria, gente che va e che viene, fornelletti che scaldano acqua, puzza di piedi e di sudore.

Osservo tutte quelle persone dal mio angolino di divano, la loro presenza mi infastidisce.

Questi mesi trascorsi quasi esclusivamente con Nicola, mi hanno “inselvatichito”, accetto la loro presenza, ma non mi fa piacere.

Controllo l’ora per vedere quando è possibile cenare. Una busta di riso alle verdure disidratato è tutto quello che mi spetta.

Abbiamo programmato di partire prestissimo, sveglia a mezzanotte, quel poco che resta per colazione e poi si parte.

Justin e Nico, vogliono venire con noi, si è creato un bel feeling e avendo lo stesso ritmo di certo nessuno è di ostacolo all’altro.

Alle 18.00 abbiamo già cenato e ci sdraiamo, mentre c’è chi chiacchiera, chi cucina, chi mangia e chi continua ad entrare ed uscire dalla porta del bivacco… maledetta gente.

Perfortuna mi assopisco velocemente e altrettanto velocemente è già ora di svegliarsi.

Sembra incredibile, alcune cordate che volevano scalare Les Droites e la Verte, sentendoci alzare fanno lo stesso.

I pochi metri quadrati calpestabili si ingolfano nuovamente, mentre io e Nicola beviamo il nostro caffè prima di partire.

La neve fuori dal bivacco deve ancora iniziare a rigelare, è ancora troppo presto.

C’è da battere nuovamente traccia, mentre ad ogni passo le gambe sfondano nella neve fradicia.

Nicola abbassa la testa e come un trattore batte instancabile.

La notte ci avvolge con tutte le stelle, il cielo è sereno, la luna splende e la Verte ci attende.

Risaliamo il ghiacciaio del Telefrè, passiamo sotto il Couloir Wymper e proseguiamo in direzione Couloir Armand Charlet.

Passiamo una gigantesca terminale e raggiungiamo il canale che scende tra l’Aiguille de Jarden e le Grandes Rocheuse.

Il primo pezzo è caratterizzato da alcuni passaggi di misto facile e una breve sezione verticale di ghiaccio.

Poi si prosegue su neve con pendenze intorno ai 50°.

Le mani nella neve iniziano a congelarsi. Pur procedendo molto velocemente, il freddo è terribile.

Ogni pochi minuti sono costretto a mollare le picozze per provare a scaldarmi le mani, invano.

Il canale sembra infinito, ma una volta giunti al colle ci si accorge di essere veramente sotto le cime.

Soffia anche un po di vento mentre percorriamo la sottile cresta nevosa che porta verso il traverso della Jarden.

La neve in questo momento è perfetta, il rigelo e la consistenza permettono di passare veloci e sicuri.

L’ultimo pezzo che porta sull’Aiguille de Jarden è un picco di roccia e neve, esposto e difficile.

Un tiro a testa, passiamo sotto a un masso incastrato e in poco siamo sulla cima 4035m.

Solo la luce dei frontali può illuminare i nostri sorrisi.

È ancora notte, proviamo a farci un selfie mentre aspettiamo Justin e Nico. Scendiamo insieme e con una doppia torniamo sulla neve del traverso.

Traversiamo verso il Colle Armand Charlet, l’alba Inizia a schiarire i profili delle montagne e noi proseguiamo sulle Grandes Rocheuse 4102m.

Un breve tratto di neve e misto facile e siamo in vetta.

Il sole ci abbraccia. È incredibile, bello ed emozionante.

Ogni alba non è mai la stessa!

Il colore del cielo che si illumina sa donare molta energia, la magia di quel momento che si ripete ogni giorno non può stancare, in quel momento l’anima può sentire la pace.

Ci caliamo dalla vetta con una lunga doppia.

Delle cordate del mattino non si vede nemmeno l’ombra.

Saliamo anche la Verte per la breve cresta nevosa che separa le due cime.

A 4122m ci stringiamo soddisfatti la mano perché abbiamo conquistato la 62esima vetta del nostro progetto.

Non sembra vero, ma il nostro sogno, giorno dopo giorno, sta diventando sempre più realtà.

Ora dobbiamo scendere per il Couloir Wymper, la soluzione più veloce per tornare sul ghiacciaio del Telefrè.

Guardando giù dalla forcella, il canale sembra perfettamente innevato e ci piacerebbe avere un paio di sci per poterlo sciare.

Lo affrontiamo direttamente disarrampicando e le perfette condizioni invernali consentono di essere molto veloci.

Due doppie finali servono per scendere una zona rocciosa e la grande terminale.

In 40 minuti siamo sul ghiacciaio, non sono ancora le 8 del mattino, il telefono prende e ho voglia di sentire Gessica, la mia compagna, salutarla e rincuorarla, e raccontarle qualche passaggio di questa splendida traversata.

Per chi sta a casa non è facile. Sapere che noi siamo quassù a fare quello che ci piace… per noi è una gioia, ma c’è sempre il pensiero che qualcosa potrebbe non andare nel verso giusto.

Le difficoltà in montagna sono molteplici, la stanchezza e la permanenza in quota aumentano l’esposizione al rischio.

Noi cerchiamo di fare sempre del nostro meglio, ma non si sa mai…

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