Sono nel letto della Capanna Gnifetti sotto un caldo piumone, ma non riesco a dormire.
Fuori, nel buio della notte, il vento urla ancora.
Sveglia alle 3.45, colazione e poi nuovamente un incubo.
Questo vento non vuole proprio lasciarci andare. La potenza è tale da togliere il respiro.
Annaspiamo nell’oscurità, mentre la timida luce della frontale non riesce a farsi varco nel muro di neve sollevato dalla tempesta d’aria.
La temperatura è gelida e il vento amplifica la tortura, mentre nello zaino, del the caldo in una bottiglia di plastica riesce a gelare.
Resistiamo nella speranza che la bufera perda forza. Ci diamo almeno l’obiettivo di raggiungere la Punta Zumstein.
Tac-tac, tac-tac, tac-tac, tac-tac.
Solo il rumore sordo dello scarpone sull’alzatacco dello sci, mentre il vento soffia.
Capo chino, moffole grosse, piumino caldo, il freddo penetra comunque e flagella la nostra forza di volontà. Appare il sole e cerchiamo di raggiungerlo.
Vediamo la Punta Zumstein e a poco a poco ci avviciniamo al colle dove dovremmo calzare i ramponi.
Il vento cala di intensità, mente accucciati sulla neve, cerchiamo di bere qualcosa di caldo.
Sembra giunto il momento di attaccare la Zumsteinspitze 4563m che dista pochi metri sopra di noi. Ramponi e piccozza e decidiamo che possiamo raggiungere anche la Dufourspitze salendo l’esposta cresta che caratterizza la Via Normale Italiana.
La discesa dalla Zumstein è impressionante.
Una rapidissima placca di ghiaccio si getta nell’orribile canale crepacciato sottostante. Con i piedi congelati non riusciamo ad avere sensibilità sui ramponi.
Ci proteggiamo con delle viti da ghiaccio e passo dopo passo perdiamo quota fino al Grenxsattel 4453m.
Finalmente mettiamo i piedi sulla roccia. La cresta è molto innevata e questo rallenta la nostra progressione.
La tanta neve dagli ultimi giorni, ma soprattutto la tanta neve della notte ha sommerso spuntoni, appoggi per i piedi e appigli e fessure per le mani.
Sfondiamo nella neve polverosa e scivoliamo sulle sulle placche di roccia sommerse.
Siamo lenti, forse troppo, ma non è facile. La cosa più laboriosa è pulire le fessure, necessarie per trovare un appiglio sicuro per salire.
Tutto questo lavoro ci congela i guanti che dopo un po diventano rigidi e scivolosi.
La parte finale diventa un filo di roccia sottilissimo, sospeso nel blu di quel cielo, che ci appaga della grande fatica.
Siamo in vetta 4634m Dufourspitze, è tardi, sono le 10.45, e l’idea di salire anche la Punta Nordend sfuma.
Le condizioni della montagna non ci permetterebbero di avere il margine di sicurezza necessario per ridiscendere dalla cresta.
Tra le 14 e le 15 il meteo mette che il cielo si dovrebbe chiudere.
Qualche foto all’incredibile panorama e scendiamo. Percorriamo a ritroso le nostre tracce, ma la discesa non è comunque facile.
Alle 13.00 siamo di ritorno ai nostri sci, lasciati alla base della Zumsteinspitze. Il cielo ha già iniziato a ingrigirsi, e la luce diventa piatta e lattiginosa.
La neve ventata già difficile da sciare, si somma alla visibilità insufficiente. Torniamo alla Capanna Gnifetti, domani proveremo a salire la Nordend.