Elegante, affilata, mai banale e scontata, la Cresta dei Lyskamm domina il cielo e il Massiccio del Rosa.
La sua centralità permette di avere una visione a 360° su tutto ciò che la circonda.
Cavalcare i Lyskamm è sempre entusiasmante, bisogna avere il passo sicuro e non perdere mai la concentrazione.
La sua nomea, “La mangia uomini” dice tutto, sul filo di cresta non ci sono punti di assicurazione, vietato sbagliare.
LYSKAMM ORIENTALE 4527m
LYSKAMM OCCIDENTALE 4477m
In circa 3 ore percorriamo la cresta fino al Colle del Felick (4063m) dove ci fermiamo qualche minuto per bere e mangiare un dolcetto.
Le gambe iniziano ad essere stanche, ci facciamo coraggio e rimontiamo anche il Castore che fortunatamente troviamo super tracciato.
Qualche decina di minuti e siamo in vetta (4223m), le nuvole iniziano a circondarci e il bel sole e il cielo azzurro sono un lontano ricordo mentre scendiamo lungo il versante ovest del Castore.
Per scendere seguiamo la buona traccia e raggiungiamo il pianoro sottostante quando un blocco di ghiaccio quasi mi investe.
Lo spavento è forte, ma soprattutto restiamo allibiti dalla facilità con cui è un attimo farsi male.
Per fortuna il blocco mi ha colpito di striscio la gamba e il bastoncino, che strappatomi letteralmente dalle mani, ha deviato in parte la traiettoria.
Tiriamo un sospiro e proseguiamo verso il Polluce.
Il cielo è grigio e il vento inizia a soffiare forte. Saliamo la via normale che tra roccette, neve e qualche catena porta sulla parte nevosa sommitale.
Toccata e fuga dalla cima (4092m).
Siamo palesemente stanchi, ma vogliamo provare a realizzare una grande impresa e concatenare in giornata anche Roccia Nera e i Breithorn.
Alla base del Polluce sciogliamo della neve con il fornelletto per bere un po’.
Ci facciamo del brodo caldo che per noi è una pozione magica.
Telefono a Gessica, per verificare se le previsioni meteo confermano l’assenza di temporali nel pomeriggio.
Pare che le nuvole che ci circondano siano innoque e che le precipitazioni nevose siano previste dopo le 21.00.
Rincuorati e ristorati prendiamo il traccione che porta verso i Breithorn e che sale diretto alla Roccia Nera.
Ormai sono le 14 passate, la neve è fradicia e anche in traccia ogni tanto si sfonda fino alle cosce.
Quello che ci fa salire è solo la grande forza di volontà e la testardaggine che accomuna gli alpinisti.
Fatica estrema… un passo e un altro ancora, sento solo il mio respiro affannato, mentre fuori dal cappuccio di piuma il vento graffia e la nebbia non permette di vedere più in la di un paio di passi.
Finalmente siamo sulla cima della Roccia Nera (4075m), il GPS conferma la posizione, ma soprattutto oltre a quel comulo di neve dove abbiamo i piedi si può solo scendere.
Torniamo indietro fino al bivio dove prendiamo la traccia per salire il Gemello del Breithorn.
La visibilità migliora un pochino e riusciamo a vedere la sommità rocciosa, pochi minuti e siamo in vetta (4106m).
Ci prepariamo per calarci, la visibilità torna a 0, il vento rinforza ancora, gettiamo la corda lungo la parete strapiombante di cui non vediamo la fine.
Inizia a nevicare, con il vento fortissimo i pallini congelati scartavetrano il viso.
Inizia a tuonare in lontananza e all’improvviso il cielo è nero come la notte. Pochi secondi e il frastuono dei tuoni è sempre più vicino.
Cerchiamo la seconda sosta di calata sepolta da uno strato di neve e ghiaccio.
Ci gettiamo verso il pendio di neve sottostante, recuperiamo la corda e cerchiamo di scappare da quelle guglie.
Nella nebbia effettuiamo una discesa disperata verso non sappiamo dove.
Non vediamo dove siamo e ogni due passi cadiamo dentro la neve, fino alla pancia a volte oltre.
Siamo legati a 30m di distanza, non capiamo se stiamo cadendo nei crepacci o se la neve è talmente tanta e fradicia che ci fa sprofondare così tanto.
Nevica, piove e grandina.
Un incubo!
Raggiungiamo un pianoro e puntiamo alla nostra sinistra con la speranza di raggiungere il Bivacco Rossi Volante e guadagnare un miracoloso riparo.
La fortuna è dalla nostra e raggiunto uno sperone roccioso riusciamo a intravedere il tetto del bivacco.
Siamo al coperto, mentre fuori si scatena l’inferno. I boati fanno vibrare la struttura sospesa del bivacco (3787m). Siamo fradici e congelati.
Contenti, delusi, perplessi, arrabbiati, tristi e felici. Siamo vivi!
Perfortuna i Breithorn hanno una facile via di fuga e perfortuna c’è questo bivacco.
Ora dobbiamo cercare di ingerire qualcosa di caldo e qualcosa di calorico per combattere il freddo e il bagnato che abbiamo addosso.
Sciogliamo neve e beviamo del brodo, ci copriamo con tante coperte e riempiamo le borracce di acqua calda per usarle come scaldotti.
Mangiamo due buste di cibo liofilizzato, sciogliamo ancora neve per la colazione e l’indomani, mentre fuori nevica e la tormenta non si placa.
Stanchi dalla grande cavalcata e stremati dal freddo proviamo a riposare per recuperare un po’ di forze.