Dopo la bella ed impegnativa traversata sul Monte Rosa, non c’è tempo da perdere.
Nonostante la stanchezza accumulata dai metri di dislivello e dal freddo patito, le buone condizioni meteo che ci sono in Svizzera ci obbligano a un immediato trasferimento.
Angela, la mamma di Nicola, ci viene gentilmente a prendere a Cervinia per accompagnarci ad Alagna Valsesia, dove abbiamo lasciato il furgone.
Il viaggio è lungo, stravolti dalle battaglie alpinistiche dagli ultimi 2 giorni, ciondoliamo e sonnecchiamo.
Recuperata la nostra macchina, salutiamo Angela e ci dirigiamo verso il passo del Sempione.
Decidiamo di fermarci per mangiare e dormire prima del confine in modo tale da avere la connessione dati e fare qualche videochiamata alle nostre famiglie.
La mattina del 25 giugno ci svegliamo comunque presto, alle 6.00 facciamo colazione e sistemato tutto ci mettiamo in marcia verso Saas Fee (Svizzera).
Il programma è quello di salire al MischabelHutte prima delle 15.00 perché in seguito il meteo mette pioggia.
Il sentiero che sale al rifugio zizzaga ripido sul pendio sotto lo sperone sul quale giace il rifugio.
Nell’ultimo pezzo è un sentiero attrezzato che con il cavo d’acciaio, scale e staffe arriva dritto dritto sotto la terrazza panoramica del rifugio dalla quale si ha una splendida vista su Saas Fee.
La struttura in legno è ben tenuta e curata, le ragazze dello staff sono molto gentili e tutto è molto pulito e svizzero.
Alle 18.30 ceniamo, poi a letto per riposare. I 1500m di dislivello di oggi si fanno sentire dopo le sfaticate dei giorni scorsi.
Alle 2.00 facciamo colazione e una volta pronti ci mettiamo in cammino.
La luna è piena e splende nel terso cielo stellato, mentre noi di buon passo risaliamo il Windjoch.
Al colle, visto il buon innevamento scendiamo direttamente sul versante opposto in direzione del Canale Selle.
Facciamo da apri traccia per tutte le cordate che dopo di noi si stanno dirigendo a percorrere la Nadelgrat.
Il canale d’accesso è innevato e la nave porta bene. Risaliamo su pendenze tra i 40 e 50 gradi per 350m e sbuchiamo alla base del Dirruhorn.
Saliamo tra rocce e neve, qualche sezione più impegnativa e siamo alla prima croce di vetta di giornata 4035m.
Da qui un facile tratto porta alla sella che conduce al Hobarghorn.
Seguiamo sempre il filo di cresta lungo le roccette che portano a una sezione di neve più ripida dalla quale emerge la punta rocciosa del Hobarghorn 4219m.
La mattinata è splendida, l’alba mette sempre di buon umore e riempie il cuore di energia positiva.
Scendiamo la cresta nevosa che porta verso lo Stecknadelhorn, sul quale ci attende un altra bella croce di vetta a 4241m.
Ora non resta che dirigerci verso l’ultima cima della Nadelgrat cioè il Nadelhorn dalla quale la stupenda cresta prende il nome.
Il superamento del Gendarme ci impegna un po’ visto che seguiamo la direzione sbagliata e andiamo a finire in una zona di rocce poco stabili…ma non è un grosso problema.
Superiamo anche il canale che separa il Gendarme dalla cima e in poco eccoci in vetta 4327m.
Ma non è ancora finita: per raggiungere la Lenzspitze dobbiamo percorrere una lunga cresta rocciosa caratterizzata da un infinita serie di piccoli gendarmi che bisogna salire e scendere.
E cosi su e giù, su e giù per un paio d’ore. C’è da dire che la qualità della roccia è buona e con il sole e poco vento è un piacere effettuare questa traversata.
Arrivati sulla cima della Lenzspitze 4294m inizia il bello.
Sono le 10.45 del mattino, il forte sole ha scaldato parecchio e dobbiamo affrontare in discesa la ripida, affilata e nevosa cresta nord-est.
Iniziamo a disarrampicare lentamente, passo dopo passo, gambe stanche, occhi stanchi, ma sempre massima attenzione, vietato sbagliare!
Dopo la sezione nevosa, perdiamo un po’ la rotta nel scendere il primo gendarme roccioso.
Più che roccioso è marcioso… una serie di blocchi appoggiati verticalmente che non si sa come facciano a stare in piedi.
E giù, lentamente…massima concentrazione.
Ancora neve e un altro gendarme, questa volta meno marcio ma con qualche passo di arrampicata più difficile.
Sorpassati i gendarmi iniziano una serie di placche dalle quali è possibile scendere in doppia. La discesa sembra non finire mai.
Rocce, roccette e neve e così via, immersi in una nuvola che da qualche ora si è inghiottita la cresta.
Ci vogliono 4 ore per raggiungere il rifugio e altre 2 per scendere al furgone.
Stanchi, soddisfatti, affamati, quasi non riusciamo a essere felici nonostante i 5 4000 saliti oggi.
Abbiamo bisogno di bere e mangiare qualcosa, per realizzare che mancano 27 4000 alla fine.
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