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WEISSHORN Cresta Est – Alpinismo puro

Sì riparte! Dopo una settimana di piacevole riposo forzato, è ora di rimettersi in marcia.

Le Alpi, soprattutto quelle occidentali sono state investite da una perturbazione che ha portato instabilità, caldo, tante nuvole e pioggia anche oltre i 4000m.

Questa perturbazione, potrebbe essere una cosa interessante per il nostro progetto, a patto che ci sia un buon rigelo.

Infatti il caldo e le piogge ad alta quota potrebbero compattare la tanta neve ancora presente e pulire un po le rocce.

Guardando le previsioni meteo le giornate di mercoledì e giovedì 9 e 10 giugno, non dovrebbe essere male, soprattutto il giovedì.

Scegliamo di tornare in Svizzera, andare a Randa e salire il Weisshorn, un bestione di 4506m, chiamato anche il Diamante del Vallese.

Il Weisshorn di fatto è una montagna bellissima, imponente ed elegante, con le sue 4 lunghissime creste che raggiungono le slanciata vetta nevosa.

Il programma è quello di salire i 1500m di dislivello fino al rifugio il mercoledì e partire prestissimo il giovedì per una salita speed sulla cima.

A mezzogiorno siamo a Randa, sistemiamo gli zaini e ci incamminiamo sul ripido sentiero che sale verso il Weisshorn Hutte.

Decidiamo di portare anche gli sci, in quota c’è ancora tanta neve e non vogliamo patire gli spostamenti sprofondando fino alla pancia.

Il sentiero zizzagga lungo il fianco della montagna, prima nel bosco di larici e poi tra i verdi pascoli svizzeri.

È caldissimo e umido e noi carichi come i muli sudiamo tantissimo.

All’improvviso una nuvola sbuca da dietro il ghiacciaio Schali. “Che figata”, ho pensato, ma 3 minuti dopo siamo sotto la pioggia, anzi grandine, poi ancora pioggia e di quella che bagna!

Sistemiamo lo zaino in modo che non si allaghi tutto, mettiamo gli scarponi da sci e continuiamo a camminare sotto la pioggia per l’ultima ora, fino al rifugio.

Le indicazioni del sentiero segnavano 4.30h per la salita al rifugio, perfortuna, nonostante lo zaino pesante in 2 ore e mezza siamo in vista della bella Capanna del Weisshorn Hutte.

Siamo a quota 2932m, qui non c’è un locale invernale, ma piu semplicemente il rifugio non è gestito.

Dentro è stupendo, tutto in legno, abbiamo a disposizione la cucina con la stufa a legna, che accendiamo subito per asciugarci un po’, e nelle camerate ci sono anche i piumoni. Che favola!

Ci sistemiamo, mangiamo, beviamo, asciughiamo tutto, ma fuori piove ancora.

La neve inizia proprio dietro al rifugio e tutta quest’acqua può solo infradiciarla ulteriormente…speriamo nel rigelo della notte.

Sono le 2 del mattino, facciamo colazione e usciamo dal rifugio.

Il cielo è stellato, ma le poche ore di sereno non sono riuscite a fare un gran lavoro di rigelo.

Camminiamo con gli sci su una crosta di neve non portante sotto la quale si sfonda nella neve fradicia.

Risaliamo il più possibile lungo i pendii nevosi dello Schaligletscher, per guadagnare lo sperone roccioso da dove parte la Cresta Est.

Riusciamo a salire circa 500m di dislivello dal rifugio prima di depositare gli sci per calzare i ramponi e iniziare a scalare.

Quassu la neve copre ancora tutte le rocce e decidiamo di salire la prima parte lungo un ripido canale di neve dura e ghiacciata che si immette sulla cresta all’altezza della Frustuckplatz.

Nella prima parte si sale bene, ma in alto c’è ancora troppa neve e si sfonda molto.

Fatichiamo e perdiamo tanto tempo per ricavarci un passaggio, ma finalmente arriviamo sulla cresta.

Sorge anche il sole e lo spettacolo è grandioso.

Mentre cavalchiamo quel gigantesco crestone sul filo di neve, sotto di noi un mare di nuvole copre la valle.

Sbucano gli altri 4000 della Corona Imperiale, che con le loro vette innevate dominano il cielo.

Intanto la temperatura inizia a salire, mentre scaliamo è molto piacevole, ma il nostro pensiero è rivolto al rientro.

Comunque per ora dobbiamo rimanere concentrati su quello che stiamo facendo, le condizioni invernali della cresta rendono la scalata non velocissima.

Ogni 2 per 3 dobbiamo decidere da che lato stare della cornice e in assenza di tracce il gioco ha il suo bel ingaggio.

Il Weisshorn è infinito e ci richiede ben 7 ore e mezza di scalata per arrivare in vetta.

Uno sguardo al paesaggio e alle cime che dobbiamo ancora affrontare e iniziamo la discesa.

Lungo la pala di neve finale la neve scaldata dal sole inizia a fare un fastidioso zoccolo sotto ai ramponi.

Cerchiamo di essere rapidi, per quanto possibile, ma più ci abbassiamo di quota, più la neve è molla.

Mentre il Weisshorn si liquefa sotto i nostri piedi tutt’intorno si sentono solo i boati delle valanghe che precipitano.

Una nuvola ci nasconde dalla vista tutto ciò che sta attorno a noi, siamo immersi in un vapore bianco e come due naufraghi nella nebbia navighiamo verso il nostro destino.

Alla Frustuckplatz decidiamo che scendere dal canale di salita in quelle condizioni sarebbe stato un suicidio assicurato e proviamo a scendere dallo sperone innevato della via normale.

Bianco su bianco, sotto di noi solo qualche spuntone di roccia e un infinito baratro.

Ad ogni passo che facciamo, la neve bagnata si stacca e scivola verso valle, scaricando nei canali sottostanti gradi valanghe.

Sentiamo solo il boato e gli schianti, mentre passo dopo passo perdiamo quota.

Un ometto di sassi posizionato su uno spuntone di roccia ci fa capire che stiamo seguendo la direzione giusta.

Sembra impossibile che cinque sassi posizionati uno sopra all’altro possano confortare lo spirito e dare tanta sicurezza…

Scendiamo ancora mentre sotto le nuvole si apre nuovamente la visione della nostra discesa.

Vediamo anche gli sci e le tracce di salita, vediamo il rifugio e il grande ghiacciaio tormentato dalle valanghe precipitate dal Weisshorn.

Restiamo concentrati e continuiamo a scendere. Dopo 4 ore siamo agli sci, io e Nicola ci guardiamo e sorridiamo…abbiamo gestito al meglio una situazione difficile.

“Abbiamo portato a casa la pelle anche questa volta…” gli dico.
“Un altro jolly”, mi risponde.

Scendiamo al rifugio dove ci scaldiamo un brodo e mangiamo qualcosa.

Zaino in spalle e torniamo a valle, la strada per Randa è ancora lunga.

Mai difficile, ma spesso delicata, la salita della Cresta Est del Weisshorn è stata una grandiosa giornata di ALPINISMO PURO.

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